La Citroën Mehari era una piccola autovettura per il tempo libero realizzata in ABS, appartenente alla tipologia d'auto conosciuta anche come "spiaggina". Utilizzava il pianale e la meccanica della 2CV.
Quello delle "spiaggine" fu un tema in cui molti costruttori europei si cimentarono durante gli anni cinquanta e sessanta: la voglia di tornare a respirare la vita dopo gli orrori della guerra e le fatiche della ricostruzione furono lo stimolo a concepire particolari tipologie di vetture che ispirassero allegria.
Seguendo lo spirito vincente della Mini Moke si decise di costruire una carrozzeria interamente in materiale plastico, allo scopo di evitare il formarsi della ruggine e di risparmiare peso influendo così positivamente sulle prestazioni.
L'auto prende il nome da una rinomata razza sud-arabica di dromedari della regione del Mahra, che dà origine al dromedario da corsa chiamato appunto mehari (arabo mahrī, "del Mahra"). Nel caso della nuova vettura, voleva alludere alla sua resistenza anche in condizioni più difficili ed alla sua sobrietà nel "bere".
La Méhari estremizzava il concetto di spartanità già molto evidente sulla 2CV. Si trattava di fatto di una delle auto dalla dotazione più elementare che siano mai esistite. Le portiere erano inizialmente in tela con finestratura in vinile trasparente. I posti posteriori potevano essere rimossi lasciando spazio per un piano di carico ampio.
Durante la stagione invernale fra il 1973 ed il 1974, un ignoto piromane incendiò ben 63 Mehari parcheggiate per le strade di Parigi fino a quando, nella notte tra l'8 e il 9 febbraio 1974, provocò la morte per intossicazione di un anziano a causa dei fumi sprigionati dall'incendio dell'ennesima vettura che erano entrati nella sua abitazione. L'ignoto piromane non fu mai identificato e rimase del tutto impunito.
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